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      Questo commessariato mi fa dubitare di quello che alcuno afferma che Adriano mantenessi a Pagolo il governo delle galere, né veggo come egli si potessi servire i suoi cittadini in Lombardia et il Papa in mare: e cosa chiara è che il commessariato non fu di pochi dì, perciò che egli vien nominato nella triegua quando, non potendo più l'ammiraglio sopportare i disagi di tutto l'esercito et i protesti degli Svizzeri, si convenne, in su' ripari di Milano, fra Alarcone, Pagolo, il Morone, il Visconte et il general di Normandia e si trattò di sospender l'arme per tutto maggio.
      Creato che fu Clemente pontefice, avendo veduto quanto confidava Lione in questo uomo e per sé stesso conosciutolo nelle medesime azioni, seguitò di adoperarlo ne' suoi negozi e gli mantenne, o concedette di nuovo che si debba dire, il governo della sua armata, non lasciando però di valersi della sua prudenzia anche nelle cose di terra, come egli fece quando il re Francesco, avendo fatto grand'esercito e grossa spesa per soccorrere Marsiglia, essendone partiti gl'inimici, prese risoluzione, infelice per lui benché gloriosissima, di venir l'anno 1527 alla volta di Lombardia. Perciò che sforzandosi il Papa con ogni rimedio opportuno, mentre che Francesco era all'assedio di Pavia, di condurre ad accordo il Viceré con il Re, mandò ad uno messer Matteo Giberti et all'altro Pagolo, a persuadergli che convenissero, con scusarsi insieme con il Viceré del passo conceduto per necessità al duca d'Albania, che andava ad assaltare il Regno di Napoli.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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