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      Ond'eglino, giudicando che in questo principio bisognassi mandarvi persona reputata e di grande autorità, dettero questa cura a Francesco Vettori.
     
      Nella creazione di Clemente VII si fecero in Firenze grandissimi segni d'allegrezza e, con ogni sorte di dimostrazione, si sforzarono i Fiorentini di far conoscere al Pontefice d'aver avuta gran contentezza di questa sua promozione. E fra gli altri fu che, per la cirimonia solita di madargli a rendere ubbidienza, eglino elessero maggior numero di imbasciadori, che non erano soliti di fare agli altri che non erano Fiorentini; e questi volsero che fussino, secondo che conveniva, dei più qualificati della città, avendo anche l'occhio ad eleggere persone, le quali, per qualche loro azione, fussero grate al Pontefice. E furono questi: messer Francesco Minerbetti, arcivescovo turretano, Lorenzo Morelli, Alessandro Pucci, Antonio de' Pazzi, Ruberto Acciaiuoli, Francesco Vettori, Galeotto de' Medici, Palla Rucellai, Lorenzo Strozzi e Giovanni Tornabuoni, de' quali il Rucellai fece un'orazione degna di qualsivoglia eccellente oratore.
      Nella dimora che questi oratori feciono in Roma, Clemente volle consultare con loro del modo di regger la città di Firenze poiché egli, che qualche anno ne aveva avuta la cura, non vi poteva attendere e delli suoi aveva solo Ippolito et Alessandro, i quali, rispetto all'età, non erano per ancora atti a sì gran peso. E però aggiunti a questi oratori Iacopo Salviati e Piero Ridolfi che si trovavano in Roma, gli pregò tutti insieme che liberamente dicessi ognun di loro la sua opinione, senza aver rispetto a lui il quale, essendo in quel grado, aveva molte occasioni di beneficare i sopranominati giovanetti senza mandargli in Firenze.


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Scritti storici e politici
di Francesco Vettori
pagine 412

   





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