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      E la porse così tinta di passione, che tutti quei signori giudicanti per loro somma bontà non solo non aprirono bocca per tutto il tempo ch'egli ragionava la causa, ma non si guardarono in faccia l'uno con l'altro; e nel fine il signor regente sentissi così commuovere che, temprando l'affetto con la gravità propia di sì gran maestrato, diede un segno degnamente mescolato e di compassione inverso il reo e di disdegno contro l'attore: laonde la Vicaria, la qual è alquanto ristretta in render ragione, senza essersi pruovata criminalmente la falsità, assolvette il convenuto.
      Per tal cagione il Vico scrisse la orazione sudetta, che va nella raccolta de' Componimenti che ne fece esso signor Santoro, stampata in quarto foglio. Dove, con l'occasione di due signori figliuoli di sì santa principessa i quali s'impiegarono nella guerra fatta per la successione della monarchia di Spagna, vi fa una digressione con uno stile mezzo tra quello della prosa e quello del verso (qual dee essere lo stile istorico, secondo l'avviso di Cicerone nella brieve e succosa idea che dà di scriver la storia, che deve ella adoperare «verba ferme poetarum», forse per mantenersi gli storici nell'antichissima loro possessione, la quale si è pienamente nella Scienza nuova dimostrata, che i primi storici delle nazioni furono i poeti); e la vi comprende tutta nelle sue cagioni, consigli, occasioni, fatti e conseguenze, e per tutte queste parti la pone ad esatto confronto della guerra cartaginese seconda, ch'è stata la più grande fatta mai nella memoria de' secoli, e la dimostra essere stata maggiore.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
pagine 92

   





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