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      Al Tibullo cristiano - padre Domenico Lodovici - questi - dell'infelice Scienza Nuova - miseri - e per terra e per mare sbattuti - avvanzi - dalla continova tempestosa fortuna - aggitato ed afflitto - come ad ultimo sicuro porto - Giambattista Vico - lacero e stanco - finalmente ritragge.
     
      Egli nel professare la sua facultà fu interessatissimo del profitto de' giovani, e, per disingannargli o non fargli cadere negl'inganni de' falsi dottori, nulla curò di contrarre l'inimicizie de' dotti di professione. Non ragionò mai delle cose dell'eloquenza se non in séguito della sapienza, dicendo che l'eloquenza altro non è che la sapienza che parla, e perciò la sua cattedra esser quella che doveva indirizzare gl'ingegni e fargli universali, e che l'altre attendevano alle parti, questa doveva insegnare l'intiero sapere, per cui le parti ben si corrispondan tra loro e ben s'intendan nel tutto. Onde d'ogni particolar materia dintorno al ben parlare discorreva talmente ch'ella fusse animata, come da uno spirito, da tutte quelle scienze ch'avevan con quella rapporto: ch'era ciò ch'aveva scritto nel libro De ratione studiorum, ch'un Platone, per cagion di chiarissimo essemplo, appo gli antichi era una nostra intiera università di studi tutta in un sistema accordata. Talché ogni giorno ragionava con tal splendore e profondità di varia erudizione e dottrina, come se si fussero portati nella sua scuola chiari letterati stranieri ad udirlo. Egli peccò nella collera, della quale guardossi a tutto poter nello scrivere; ed in ciò confessava pubblicamente esser difettuoso: che con maniere troppo risentite inveiva contro o gli errori d'ingegno o di dottrina o 'l mal costume de' letterati suoi emoli, che doveva con cristiana carità e da vero filosofo o dissimulare o compatirgli.


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Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo
di Giambattista Vico
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