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      Però i greci non iscrissero le loro leggi co' geroglifici, ma con le lettere volgari, che finora si è oppinato aver loro portato Cadmo dalla Fenicia, delle quali, come vedrassi, non si servirono per settecento anni e più appresso. Dentro il qual tempo venne Omero, che in niuno de' suoi poemi nomina nómos (ch'osservò il Feizio nell'Omeriche antichità), e lasciò i suoi poemi alla memoria de' suoi rapsòdi, perché al di lui tempo le lettere volgari non si erano ancor truovate, come risolutamente Flavio Giuseffo ebreo il sostiene contro Appione, greco gramatico. E pure, dopo Omero, le lettere greche uscirono tanto diverse dalle fenicie.
      Ma queste sono minori difficultà a petto di quelle: come le nazioni, senza le leggi, possano truovarsi di già fondate? e come dentro esso Egitto, innanzi di tal Mercurio, si erano già fondate le dinastie? Quasi fussero d'essenza delle leggi le lettere, e sì non fussero leggi quelle di Sparta, ove per legge d'esso Ligurgo erano proibiti saper di lettera! Quasi non vi avesse potuto essere quest'ordine in natura civile: - di concepire a voce le leggi e pur a voce di pubblicarle, - e non si truovassero di fatto appo Omero due sorte d'adunanze: una detta bulé segreta, dove si adunavano gli eroi per consultar a voce le leggi; ed un'altra detta agorá, pubblica, nella quale pur a voce le pubblicavano! Quasi, finalmente, la provvedenza non avesse provveduto a questa umana necessità: che, per la mancanza delle lettere, tutte le nazioni nella loro barbarie si fondassero prima con le consuetudini e, ingentilite, poi si governassero con le leggi!


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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