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      A questo genere sono da richiamarsi due spezie di borie che si sono sopra accennate: una delle nazioni un'altra de' dotti.
     
      III
     
      Della boria delle nazioni udimmo quell'aureo detto di Diodoro sicolo: che le nazioni, o greche o barbare, abbiano avuto tal boria: d'aver esse prima di tutte l'altre ritruovati i comodi della vita umana e conservar le memorie delle loro cose fin dal principio del mondo.
      Questa degnità dilegua ad un fiato la vanagloria de' caldei, sciti, egizi, chinesi, d'aver essi i primi fondato l'umanità dell'antico mondo. Ma Flavio Giuseffo ebreo ne purga la sua nazione, con quella confessione magnanima ch'abbiamo sopra udito: che gli ebrei avevano vivuto nascosti a tutti i gentili; e la sagra storia ci accerta l'età del mondo essere quasi giovine a petto della vecchiezza che ne credettero i caldei, gli sciti, gli egizi e fin al dì d'oggi i chinesi. Lo che è una gran pruova della verità della storia sagra.
     
      IV
     
      A tal boria di nazioni s'aggiugne qui la boria de' dotti, i quali, ciò ch'essi sanno, vogliono che sia antico quanto che 'l mondo.
      Questa degnità dilegua tutte le oppinioni de' dotti d'intorno alla sapienza innarrivabile degli antichi; convince d'impostura gli oracoli di Zoroaste caldeo, d'Anacarsi scita, che non ci son pervenuti, il Pimandro di Mercurio Trimegisto, gli orfici (o sieno versi d'Orfeo), il Carme aureo di Pittagora, come tutti gli più scorti critici vi convengono; e riprende d'importunità tutti i sensi mistici dati da' dotti a' geroglifici egizi e l'allegorie filosofiche date alle greche favole.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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