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      Onde Silla, capoparte di nobiltà, vinto Mario, capoparte di plebe, riordinando lo Stato popolare con governo aristocratico, rimediò alla moltitudine delle leggi con le «quistioni perpetue».
      E questa degnità medesima per l'ultima parte è la ragione arcana perché, da Augusto incominciando, i romani prìncipi fecero innumerevoli leggi di ragion privata, e perché i sovrani e le potenze d'Europa dappertutto, ne' loro Stati reali e nelle repubbliche libere, ricevettero il Corpo del diritto civile romano e quello del diritto canonico.
     
      XCIII
     
      Poiché la porta degli onori nelle repubbliche popolari tutta si è con le leggi aperta alla moltitudine avara che vi comanda, non resta altro in pace che contendervi di potenza non già con le leggi ma con le armi, e per la potenza comandare leggi per arricchire, quali in Roma furon l'agrarie de' Gracchi; onde provengono nello stesso tempo guerre civili in casa ed ingiuste fuori.
      Questa degnità, per lo suo opposto, conferma per tutto il tempo innanzi de' Gracchi il romano eroismo.
     
      XCIV
     
      La natural libertà è più feroce quanto i beni più a' propi corpi son attaccati, e la civil servitù s'inceppa co' beni di fortuna non necessari alla vita.
      Questa degnità, per la prima parte, è altro principio del natural eroismo de' primi popoli; per la seconda, ella è 'l principio naturale delle monarchie.
     
      XCV
     
      Gli uomini prima amano d'uscir di suggezione e disiderano ugualità: ecco le plebi nelle repubbliche aristocratiche, le quali finalmente cangiano in popolari; dipoi si sforzano superare gli uguali: ecco le plebi nelle repubbliche popolari, corrotte in repubbliche di potenti; finalmente vogliono mettersi sotto le leggi: ecco l'anarchie, o repubbliche popolari sfrenate, delle quali non si dà piggiore tirannide, dove tanti son i tiranni quanti sono gli audaci e dissoluti delle città. E quivi le plebi, fatte accorte da' propi mali, per truovarvi rimedio vanno a salvarsi sotto le monarchie; ch'è la legge regia naturale con la quale Tacito legittima la monarchia romana sotto di Augusto, «qui cuncta, bellis civilibus fessa, nomine "principis" sub imperium accepit».


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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