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      Ch'è la ferina educazione, ed in grado più fiera di quella nella quale, come nelle Degnità si è sopra avvisato, Cesare e Tacito rifondono la cagione della gigantesca statura degli antichi germani, onde fu quella de' goti che dice Procopio, e qual oggi è quella de los patacones che si credono presso lo stretto di Magaglianes; d'intorno alla quale han detto tante inezie i filosofi in fisica, raccolte dal Cassanione che scrisse De gigantibus. De' quali giganti si sono truovati e tuttavia si truovano, per lo più sopra i monti (la qual particolarità molto rileva per le cose ch'appresso se n'hanno a dire), i vasti teschi e le ossa d'una sformata grandezza, la quale poi con le volgari tradizioni si alterò all'eccesso, per ciò che a suo luogo diremo.
      Di giganti così fatti fu sparsa la terra dopo il diluvio, poiché, come gli abbiamo veduti sulla storia favolosa de' greci, così i filologi latini, senza avvedersene, gli ci hanno narrati sulla vecchia storia d'Italia, ov'essi dicono che gli antichissimi popoli dell'Italia detti «aborigini» si dissero autóchthones, che tanto suona quanto «figliuoli della Terra», ch'a' greci e latini significano «nobili». E con tutta propietà i figliuoli della Terra da' greci furon detti «giganti», onde madre de' giganti dalle favole ci è narrata la Terra; ed autóchthones de' greci si devono voltare in latino «indigenæ», che sono propiamente i natii d'una terra, siccome gli dèi natii d'un popolo o nazione si dissero «dii indigetes», quasi «inde geniti», ed oggi più speditamente si direbbono «ingeniti». Perocché la sillaba «de», qui, è una delle ridondanti delle prime lingue de' popoli, le quali qui appresso ragioneremo; come ne giunsero de' latini quella «induperator» per «imperator», e nelle leggi delle XII Tavole quella «endoiacito» per «iniicito» (onde forse rimasero dette «induciæ» gli armistizi, quasi «iniiciæ», perché debbon essere state così dette da «icere foedus», «far patto di pace»). Siccome, al nostro proposito, dagl'«indigeni», ch'or ragioniamo, restarono detti «ingenui», i quali, prima e propiamente, significarono «nobili» (onde restarono dette «artes ingenuæ», «arti nobili»), e finalmente restarono a significar «liberi» (ma pur «artes liberales» restaron a significar «arti nobili»), perché di soli nobili, come appresso sarà dimostro, si composero le prime città, nelle qual'i plebei furono schiavi o abbozzi di schiavi.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
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