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      Così con le cose tutte qui ragionate accorda quel d'Eusebio riferito nelle Degnità, ove ragiona de' princìpi dell'idolatria: che la prima gente, semplice e rozza, si finse gli dèi «ob terrorem præsentis potentiæ». Così il timore fu quello che finse gli dèi nel mondo; ma, come si avvisò nelle Degnità, non fatto da altri ad altri uomini, ma da essi a se stessi. Con tal principio dell'idolatria si è dimostrato altresì il principio della divinazione, che nacquero al mondo ad un parto; a' quali due princìpi va di séguito quello de' sagrifizi, ch'essi facevano per «proccurare» o sia ben intender gli auspìci.
      Tal generazione della poesia ci è finalmente confermata da questa sua eterna propietà: che la di lei propia materia è l'impossibile credibile, quanto egli è impossibile ch'i corpi sieno menti (e fu creduto che 'l cielo tonante si fusse Giove); onde i poeti non altrove maggiormente si esercitano che nel cantare le maraviglie fatte dalle maghe per opera d'incantesimi: lo che è da rifondersi in un senso nascosto c'hanno le nazioni dell'onnipotenza di Dio, dal quale nasce quell'altro per lo quale tutti i popoli sono naturalmente portati a far infiniti onori alla divinità. E in cotal guisa i poeti fondarono le religioni a' gentili.
      E per tutte le finora qui ragionate cose si rovescia tutto ciò che dell'origine della poesia si è detto prima da Platone, poi da Aristotile, infin a' nostri Patrizi, Scaligeri, Castelvetri; ritruovatosi che per difetto d'umano raziocinio nacque la poesia tanto sublime che per filosofie le quali vennero appresso, per arti e poetiche e critiche, anzi per queste istesse non provenne altra pari nonché maggiore: ond'è il privilegio per lo qual Omero è 'l principe di tutti i sublimi poeti, che sono gli eroici, non meno per lo merito che per l'età. Per la quale discoverta de' princìpi della poesia si è dileguata l'oppenione della sapienza innarrivabile degli antichi, cotanto disiderata di scuoprirsi da Platone infin a Bacone da Verulamio, De sapientia veterum, la quale fu sapienza volgare di legislatori che fondarono il gener umano, non già sapienza riposta di sommi e rari filosofi.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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