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      V
     
      Per tutto ciò si è dimostrato che tutti i tropi (che tutti si riducono a questi quattro), i quali si sono finora creduti ingegnosi ritruovati degli scrittori, sono stati necessari modi di spiegarsi [di] tutte le prime nazioni poetiche, e nella lor origine aver avuto tutta la loro natia propietà: ma, poi che, col più spiegarsi la mente umana, si ritruovarono le voci che significano forme astratte, o generi comprendenti le loro spezie, o componenti le parti co' loro intieri, tai parlari delle prime nazioni sono divenuti trasporti. E quindi s'incomincian a convellere que' due comuni errori de' gramatici: che 'l parlare de' prosatori è propio, impropio quel de' poeti; e che prima fu il parlare da prosa, dopoi del verso.
     
      VI
     
      I mostri e le trasformazioni poetiche provennero per necessità di tal prima natura umana, qual abbiamo dimostrato nelle Degnità che non potevan astrarre le forme o le propietà da' subbietti; onde con la lor logica dovettero comporre i subbietti per comporre esse forme, o distrugger un subbietto per dividere la di lui forma primiera dalla forma contraria introduttavi. Tal composizione d'idee fece i mostri poetici: come in ragion romana, all'osservare di Antonio Fabro nella Giurisprudenza papinianea, si dicon «mostri» i parti nati da meretrice, perc'hanno natura d'uomini, insieme, e propietà di bestie a esser nati da' vagabondi o sieno incerti concubiti; i quali truoveremo esser i mostri i quali la legge delle XII Tavole (nati da donna onesta senza la solennità delle nozze) comandava che si gittassero in Tevere.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





Degnità Antonio Fabro Giurisprudenza XII Tavole Tevere