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      Quivi si fantasticò la quarta divinità delle genti dette «maggiori», che fu Apollo, appreso per dio della luce civile; onde gli eroi si dissero kleitói («chiari») da' greci, da kléos («gloria»), e si chiamarono «inclyti» da' latini, da «cluer», «splendore d'armi», ed in conseguenza da quella luce alla quale Giunone Lucina portava i nobili parti. Talché, dopo Urania - che sopra abbiam veduto esser la musa ch'Omero diffinisce «scienza del bene e del male», o sia la divinazione, come si è sopra detto, per la quale Apollo è dio della sapienza poetica ovvero della divinità - quivi dovette fantasticarsi la seconda delle muse, che dev'essere stata Clio, la quale narra la storia eroica; e la prima storia sì fatta dovette incominciare dalle geanologie di essi eroi, siccome la sagra storia comincia dalle discendenze de' patriarchi. A sì fatta storia dà Apollo il principio da ciò: che perseguita Dafne, donzella vagabonda che va errando per le selve (nella vita nefaria); e questa con l'aiuto ch'implorò degli dèi (de' quali bisognavano gli auspìci ne' matrimoni solenni), fermandosi, diventa lauro (pianta che sempre verdeggia nella certa e conosciuta sua prole, in quella stessa significazione ch'i latini «stipites» dissero i ceppi delle famiglie; e la barbarie ricorsa ci riportò le stesse frasi eroiche, ove dicono «alberi» le discendenze delle medesime, e i fondatori chiamano «ceppi» e «pedali», e le discendenze de' provenuti dicono «rami», ed esse famiglie dicon «legnaggi»). Così il seguire d'Apollo fu propio di nume, il fuggire di Dafne propio di fiera; ma poi, sconosciuto il parlare di tal istoria severa, avvenne che 'l seguire d'Apollo fu d'impudico, il fuggire di Dafne fu di Diana.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
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