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      Di che restò un giuoco a' greci detto del «nodo»; ch'è 'l nodo erculeo, col qual Ercole fondò le nazioni eroiche, e per lo quale da' plebei si pagava agli eroi la decima d'Ercole, che dovett'esser il censo pianta delle repubbliche aristocratiche. Ond'i plebei romani per lo censo di Servio Tullio furono nexi de' nobili e, per lo giuramento che narra Tacito darsi da' germani antichi a' loro principi, dovevano lor servire come vassalli perangarii a propie spese nelle guerre: di che la plebe romana si lamenta dentro cotesta stessa sognata libertà popolare. Che dovetter esser i primi assidui, che «suis assibus militabant»: però soldati non di ventura, ma di dura necessità.
     
      3.
     
      DELL'ORIGINI DEL CENSO E DELL'ERARIO.
     
      Ma finalmente dalle gravi usure e spesse usurpazioni ch'i nobili facevano de' loro campi (a tal segno ch'a capo di età Filippo, tribuno della plebe, ad alta voce gridava che duemila nobili possedevano tutti i campi che dovevan essere ripartiti tra ben trecentomila cittadini, ch'a suo tempo in Roma si noveravano), perché fin da quarant'anni dopo la discacciata di Tarquinio Superbo, per la di lui morte assicurata, la nobiltà aveva ricominciato ad insolentire sopra la povera plebe; e 'l senato di que' tempi aveva dovuto incominciar a praticar quell'ordinamento: ch'i plebei pagassero all'erario il censo, che prima privatamente avevano dovuto pagar a' nobili, acciocché esso erario potesse somministrar loro le spese indi in poi nelle guerre; dal qual tempo comparisce di nuovo sulla storia romana il censo, ch'i nobili sdegnavano amministrare, al riferire di Livio, come cosa non convenevole alla lor degnità (perché Livio non poté intendere ch'i nobili nol volevano, perché non era il censo ordinato da Servio Tullio, ch'era stato pianta della libertà de' signori, il qual si pagava privatamente ad essi nobili, ingannato con tutti gli altri che 'l censo di Servio Tullio fusse stato pianta della libertà popolare: perché certamente non fu maestrato di maggior degnità di quella di che fu la censura, e fin dal suo primo anno fu amministrato da' consoli): così i nobili, per le loro avare arti medesime, vennero da se stessi a formar il censo, che poi fu pianta della popolar libertà. Talché, essendone venuti i campi tutti in loro potere, eglino a' tempi di Filippo tribuno dovevano duemila nobili pagar il tributo per trecentomila altri cittadini ch'allora si numeravano (appunto come in Isparta era divenuto di pochi tutto il campo spartano), perché si erano descritti nell'erario i censi ch'i nobili avevano privatamente imposto a' campi, i quali, incolti, ab antiquo avevano assegnati a coltivar a' plebei.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
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