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      Tutto ciň che si č in questi tre corollari detto delle sentenze, delle descrizioni e de' costumi eroici, appartiene alla discoverta del vero Omero, che si farŕ nel libro seguente.
     
      VIII
     
      DELLA COSMOGRAFIA POETICA.
     
      I poeti teologi, siccome posero per princěpi in fisica le sostanze da essi immaginate divine, cosě descrissero una a cotal fisica convenevole cosmografia, ponendo il mondo formato di dči del cielo, dell'inferno (che da' latini si dissero «dii superi» e «dii inferi») e di dči che tra 'l cielo e la terra si frapponessero (che dovetter esser appo i latini dapprima i dči detti «medioxumi»).
      Del mondo in primo luogo contemplarono il cielo, le cui cose dovetter esser a greci i primi mathémata, o sieno «sublimi cose», e i primi theorémata, o sieno «divine cose da contemplarsi». La contemplazione delle quali fu detta cosě da' latini da quelle regioni del cielo che disegnavano gli ŕuguri per prender gli augůri (che dicevano «templa coeli», onde nell'Oriente venne il nome de' zoroasti, che 'l Bocarto vuol detti quasi «contemplatori degli astri»), per indovinare dal tragitto delle stelle cadenti la notte.
      Fu a' poeti il primo cielo non piů in suso delle alture delle montagne, ov'i giganti da' primi fulmini di Giove furono dal loro ferino divagamento fermati; ch'č quel Cielo che regnň in terra e, quindi incominciando, fece de' grandi benefěci al gener umano, come si č sopra pienamente spiegato. Laonde dovetter estimar il cielo la cima d'esse montagne (dall'acutezza delle quali a' latini venne «coelum» detto ancor il bolino, istrumento d'intagliar in pietre o metalli); appunto come i fanciulli immaginano ch'i monti sieno le colonne che sostengono il solaio del cielo (siccome gli arabi tali princěpi di cosmografia diedero all'Alcorano): delle quali colonne, due restarono «d'Ercole», come piů giuso vedremo; che dovettero dapprima dirsi i puntelli o sostegni, da «columen», e che poi l'abbia ritondati l'architettura; sopra un cui solaio sě fatto Teti dice ad Achille, appo Omero, che Giove con gli altri dči era ito da Olimpo a banchettare in Atlante.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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