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      E da questo cielo finalmente dovettero cadere gli ancili, o scudi sagrati, a' romani.
      Delle deitadi infernali in primo luogo i poeti teologi fantasticarono quella dell'acqua; e la prima acqua fu quella delle fontane perenni, che chiamarono «Stige», per cui giuravano i dči, come si č sopra detto: onde forse Platone poi oppinň che nel centro della terra fusse l'abisso dell'acque. Ma Omero, nella contesa degli dči, fa temere Plutone che Nettunno co' tremuoti non iscuopra l'inferno agli uomini ed agli dči, con aprir loro la terra; ma, posto l'abisso nelle piů profonde viscere della terra, e che egli facesse i tremuoti, avverrebbe tutto il contrario: che l'inferno sarebbe sommerso e tutto ricoverto dall'acque. Lo che sopra avevamo promesso di dimostrare: che tal allegoria di Platone mal conveniva a tal favola. Per ciň che si č detto, il primo inferno non dovett'essere piů profondo della sorgiva delle fontane; e la prima deitade funne creduta Diana, di cui pur ci racconta la storia poetica essere stata detta triforme, perché fu Diana in cielo, Cintia cacciatrice, col suo fratello Apollo, in terra, e Proserpina nell'inferno.
      Si stese l'idea dell'inferno con le seppolture; ond'i poeti chiamano «inferno» il sepolcro (la qual espressione č anco usata ne' libri santi). Talché l'inferno non fu piů profondo d'un fosso, dove Ulisse, appo Omero, vede l'inferno e quivi l'anime degli eroi trappassati: perché in tal inferno furon immaginati gli Elisi, ove, con le seppolture, godono eterna pace l'anime de' difonti; e gli Elisi sono la stanza beata degli dči mani o sia dell'anime buone de' morti.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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