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      E da ciò che testé si è detto dell'ara massima d'Ercole, dovette Romolo sopra un'ara somigliante a quella di Teseo fondar Roma dentro l'asilo aperto nel luco, perché restò a' latini che nommai mentovassero luco o bosco sagro, ch'ivi non fusse alcun'ara alzata a qualche divinità: talché per quello che Livio ci disse sopra generalmente, che gli asili furono «vetus urbes condentium consilium», ci si scuopre la ragione perché nell'antica geografia si leggono tante città col nome di «are». Laonde bisogna confessare che da Cicerone con iscienza di quest'antichità il senato fu detto «ara sociorum», perocché al senato portavano le provincie le querele di sindacato contro i governadori ch'avaramente l'avevano governate, richiamandone l'origine da questi primi soci del mondo.
      Già dunque abbiamo dimostro dirsi «are» le città eroiche nell'Asia e, per l'Europa, in Grecia e in Italia. Nell'Affrica restò, appo Sallustio, famosa l'ara de' fratelli Fileni poc'anzi detta. Nel Settentrione, ritornando in Europa, tuttavia si dicono «are de' cicoli», nella Transilvania, le città abitate da un'antichissima nazione unna, tutta di nobili contadini e pastori, che con gli ungheri e sassoni compongono quella provincia. Nella Germania, appo Tacito, si legge l'«ara degli ubi». In Ispagna ancor dura a molte il nome di «ara». Ma in lingua siriaca la voce «ari» vuol dir «lione»; e noi sopra, nella teogonia naturale delle dodici maggiori divinità, dimostrammo che dalla difesa dell'are nacque a' greci l'idea di Marte, che loro si dice Aùres; talché, per la stessa idea di fortezza, ne' tempi barbari ritornati tante città e case nobili caricano di lioni le lor insegne.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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