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      XXI
     
      E contengansi pure gli più sublimi misteri della sapienza riposta, i quali abbiamo dimostrato nella Sapienza poetica non contenere certamente: come suonano, non posson essere stati concetti di mente diritta, ordinata e grave, qual a filosofo si conviene.
     
      XXII
     
      Che la favella eroica, come si è sopra veduto nel libro II, nell'Origini delle lingue, fu una favella per simiglianze, immagini, comparazioni, nata da inopia di generi e di spezie, ch'abbisognano per diffinire le cose con propietà, e, 'n conseguenza, nata per necessità di natura comune ad intieri popoli.
     
      XXIII
     
      Che per necessità di natura, come anco nel libro II si è detto, le prime nazioni parlarono in verso eroico. Nello che è anco da ammirare la provvedenza, che, nel tempo nel quale non si fussero ancor truovati i caratteri della scrittura volgare, le nazioni parlassero frattanto in versi, i quali coi metri e ritmi agevolassero lor la memoria a conservare più facilmente le loro storie famigliari e civili.
     
      XXIV
     
      Che tali favole, tali sentenze, tali costumi, tal favella, tal verso si dissero tutti «eroici», e si celebrarono ne tempi ne' quali la storia ci ha collocato gli eroi, com'appieno si è dimostrato sopra nella Sapienza poetica.
     
      XXV
     
      Adunque tutte l'anzidette furono propietà d'intieri popoli e, 'n conseguenza, comuni a tutti i particolari uomini di tali popoli.
     
      XXVI
     
      Ma noi, per essa natura, dalla quale son uscite tutte l'anzidette propietà, per le quali egli fu il massimo de' poeti, niegammo che Omero fusse mai stato filosofo.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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