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      XXXI
     
      Ed Omero stesso narra ciechi i poeti che cantano nelle cene de' grandi, come cieco colui che canta in quella che dà Alcinoo ad Ulisse, e pur cieco l'altro che canta nella cena de' proci.
     
      XXXII
     
      Ed è propietà di natura umana ch'i ciechi vagliono maravigliosamente nella memoria.
     
      XXXIII
     
      E finalmente ch'egli fu povero e andò per gli mercati di Grecia cantando i suoi propi poemi.
     
     
      II
     
      DISCOVERTA DEL VERO OMERO.
     
     
     
      Or tutte queste cose e ragionate da noi e narrate da altri d'intorno ad Omero e i di lui poemi, senza punto averloci noi eletto o proposto, tanto che nemmeno avevamo sopra ciò riflettuto, quando (né con tal metodo col quale ora questa Scienza si è ragionata) acutissimi ingegni d'uomini eccellenti in dottrina ed erudizione, con leggere la Scienza nuova la prima volta stampata, sospettarono che Omero finor creduto non fusse vero: tutte queste cose, dico, ora ci strascinano ad affermare che tale sia adivenuto di Omero appunto quale della guerra troiana, che, quantunque ella dia una famosa epoca de' tempi alla storia, pur i critici più avveduti giudicano che quella non mai siesi stata fatta nel mondo. E certamente, se, come della guerra troiana, così di Omero non fussero certi grandi vestigi rimasti, quanti sono i di lui poemi, a tante difficultà si direbbe che Omero fusse stato un poeta d'idea, il quale non fu particolar uomo in natura. Ma tali e tante difficultà, e insiememente i poemi di lui pervenutici, sembrano farci cotal forza d'affermarlo per la metà: che quest'Omero sia egli stato un'idea ovvero un carattere eroico d'uomini greci, in quanto essi narravano, cantando, le loro storie.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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