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      Perch'è voto propio de' gran monarchi di far una città sola di tutto il mondo, come diceva Alessandro Magno che tutto il mondo era per lui una città, della qual era ròcca la sua falange. Onde il diritto natural delle nazioni, promosso da' pretori romani nelle provincie, venne, a capo di lunga età, a dar le leggi in casa d'essi romani; perché cadde il diritto eroico de' romani sulle provincie, perché i monarchi vogliono tutti i soggetti uguagliati con le lor leggi. E la giurisprudenza romana, la quale ne' tempi eroici tutta si celebrò sulla legge delle XII Tavole, e poi, fin da' tempi di Cicerone (com'egli il riferisce in un libro De legibus), era incominciata a praticarsi sopra l'editto del romano pretore, finalmente, dall'imperador Adriano in poi, tutta s'occupò d'intorno all'Editto perpetuo, composto ed ordinato da Salvio Giuliano quasi tutto d'editti provinciali.
      Come da' piccioli distretti, che convengono a ben governarsi le repubbliche aristocratiche, poi per le conquiste, alle quali sono ben disposte le repubbliche libere, si viene finalmente alle monarchie, le quali, quanto sono più grandi, sono più belle e magnifiche.
      Come da' funesti sospetti delle aristocrazie, per gli bollori delle repubbliche popolari, vanno finalmente le nazioni a riposare sotto le monarchie.
      Ma ci piace finalmente di dimostrare come sopra quest'ordine di cose umane civili, corpolento e composto, vi convenga l'ordine de' numeri, che sono cose astratte e purissime. Incominciarono i governi dall'uno, con le monarchie famigliari; indi passarono a' pochi, con l'aristocrazie eroiche; s'innoltrarono ai molti e tutti nelle repubbliche popolari, nelle quali o tutti o la maggior parte fanno la ragion pubblica; finalmente ritornarono all'uno nelle monarchie civili.


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Principj di scienza nuova
di Giambattista Vico
pagine 534

   





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