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      Oggi sappiamo che i rivoltosi furono completamente battuti da Gessi, e Suleiman fatto prigioniero e fucilato.
      Interessante fu il genere di ricevimento che vi trovammo, essendo nč puramente turco nč arabo, ma un poco anche darfuriano. Entrammo in un primo cortile fiancheggiato dalle scuderie e da questo passammo in un piccolo giardinetto che ricordava quelli dei nostri curati da campagna, se qualche palma o banano non ci avesse fatti accorti della distanza che ci separava. Qui fummo incontrati da parecchi individui di vario colore e diverso costume che si qualificavano per segretari, intendenti, cerimonieri, ecc., che con modi garbatissimi ci introdussero in un primo anticamerone dove comparve il pacha, alto, snello, quasi nero, vestito all'europea col fez. Fu cortesissimo, ci strinse la mano all'araba, cioč baciandola e portandola al fronte prima e dopo di toccare la nostra, poi ci fece salire per una scala mezzo diroccata, e attraversate un pajo di camere deserte di mobili, ma molto popolate di servi, fummo introdotti nel gran salone dei ricevimenti, dove le finestre erano di puro stile arabo e i divani coperti da damasco giallo tutto a filacci. Mentre noi si stava seduti a discorrere, due servi neri stavano impalati presso la porta cogli occhi fissi al padrone, pronti ad indovinare un ordine in qualunque suo cenno. Dopo pochi minuti entrň un servo con un vassoio: tre o quattro altri gli si fecero d'attorno, ognuno prese una piccola tazza col sotto-coppa alla turca in argento, vi versň un liquido da un'anfora e ce lo venne ad offrire con tutto rispetto, inchinandosi, pronunciando una parola gentile e tenendosi la mano sinistra distesa sul petto.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Gessi Suleiman