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      Era un decotto di droghe in cui prevaleva canella e pepe: non cattivo al gusto, ma non troppo benigno alla lingua e alla gola. I servi non avevano per anco finito di riavere da noi le tazze vuote, quando entra un nero con una catinella e un'anfora(3) di metallo e gira per la sala facendo lavar le mani a tutti, mentre un altro che lo segue consegna ad ognuno un tovagliolo, per vero dire non proprio di bucato. Subito appare un altro servo con un tavolo, o meglio uno sgabello alto, che depone fra noi, ed un secondo vi adagia un gran vassoio coperto da piatti con pasta di semola, latte coagulato, pezzi di diverse torte, formaggio, ulive, specie di caramelle, conserve, dolci, pezzetti di pane e qualche cucchiaio, che però non fecero che da comparsa. Ignorante, io me ne stetti a vedere cosa faceva Sua Eccellenza, poi non feci che seguire il suo esempio, assaporando tutto, prendendo tutto colle mani nelle quali si faceva un vero caos di gusti, ma senza però arrivare al punto suo di dare continui segni d'aggradimento con manifestazioni troppo spontanee... Un servo intanto ne andava offrendo una gran tazza dalla quale in comune si beveva acqua con conserva dolce. Finita questa frugale mensa, ritirarono la tavola, ci fecero ancora lavare le mani, poi collo stesso apparato di prima ci offersero caffè e sigarette.
      Il 2 dicembre mi trovavo per la sera a Suez in attesa degli altri componenti la spedizione, che vi dovevano arrivare direttamente dall'Italia a bordo del Sumatra, vapore di Rubattino.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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