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      Vi trovammo il mudir (capo) cordialissimo, giovane dall'aspetto aperto, sorridente, simpatico, che ci destinò un'ampia capanna circondata da un cortile limitato da pali e stuoie: ci fece subito portare due angareb, del caffè, e chiamò una schiava perchè sbarazzasse quanto ingombrava. Un breve giro nei dintorni ci fornì il pranzo che noi stessi cucinammo, pensando, ma senza invidia, ai nostri amici d'Italia che alla stessa ora stavano mettendo il frak per l'apertura del teatro. Anche noi avemmo però il nostro spettacolo di canto, chè poco dopo si sentirono le grida dello sciacallo e della jena che ululavano appena fuori dalla capanna, agognando alle interiori del nostro lepre. La mattina, quando partimmo, queste erano infatti scomparse. Seguiti a distanza da un somarello che ci portava l'acqua dolce, girammo tutto il giorno in terreni sabbiosi, dove trovammo cignali, gazzelle, lepri, faraone, ma dobbiamo accusare circostanze eccezionali, per salvare la nostra fama di cacciatori, se il risultato non fu troppo soddisfacente.
      Verso le tre si addensarono neri nuvoloni nelle vallate circostanti e in pochi minuti fummo raggiunti da una pioggia torrenziale: non una capanna, non un albero, non una roccia che ne potesse riparare: fu forza prendercela con disinvoltura e lasciarla penetrare fin nel midollo delle ossa, mentre ce ne tornavamo al villaggio, dove collo scolo delle vicine alture si forma presso la capanna un torrente che minaccia di portarla al mare, e quindi noi con essa: anche questa poco a poco si allaga: dal tetto cominciano a filtrare alcune goccie che diventano poi altrettanti rigagnoli: sull'angareb è una vera cascata continua e non si può scendere per smuoverlo, chè al suolo c'è acqua da andarvi in barca, per cui si passa la notte in un vero bagno, ridendo dell'avventura e confidando nel sole dell'indomani, che infatti non mancò.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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