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      Accampati in un allargamento del letto del torrente vi lasciarono liberi i camelli di andarsene a pascolare, si accesero parecchi grandi fuochi, si fece una meschina cena, e ci sdrajammo in cerca del meritato riposo.
      Continuiamo la mattina dopo, alternandosi passaggi stretti ed allargamenti del fondo della vallata per la quale si va risalendo: mentre attraversiamo appunto una di queste gole di pochi metri di larghezza, le cui pareti si elevano a scaglioni basaltici, e la nostra carovana preceduta dall'altra cammina silenziosa e quasi triste, un assalto di acute grida ci scuote dal letargo in cui eravamo quasi caduti, e chiama la nostra attenzione a pochi passi davanti a noi, dove centinaia di scimmie se ne stavano bevendo attorno ad un pozzo e furono disturbate dal nostro apparire. Fu un fuggi fuggi generale, le più grandi stringendo al seno o caricando sulle spalle le piccine, tutte saltando e arrampicandosi sulle rocce laterali, poi disponendosi sull'estremo ciglio quasi a darsi spettacolo del nostro passaggio: fra noi e loro non saprei davvero chi fu il più divertito.
      Dopo qualche ora usciamo in un vasto altipiano, e ci andiamo a fermare verso il mezzogiorno all'ombra di un grosso albero, poco lontano dal quale i nostri fucili ci procurarono qualche faraona pel pranzo. Circa tre ore di sosta, poi nuovamente in cammino: incontriamo una carovana che porta dei prigionieri a Massaua: sono quattro che alternativamente camminano a piedi o salgono due camelli: quelli che stanno a camello sono incatenati alle mani ed ai piedi, quelli che camminano ci destano un vero senso d'orrore: un grosso ramo d'albero lungo circa due metri e terminato a forcella racchiude con questa il collo del condannato e ve lo stringe dietro con intreccio di corde: all'altra estremità è legato alla sella del camello.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Massaua