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      Il nostro Desta pretende che un leone gli ha attraversata la strada a pochi passi, ma lui solo riesce a vederlo, e alla nostra buona fede a crederlo. La salita è ertissima, il sentiero malagevole, pietre, tronchi, radici lo attraversano in ogni senso, e i nostri pensieri corrono alle nostre casse che dovranno dar prova di gran robustezza per rimanere incolumi. Alle quattro arriviamo su di un vasto altipiano nel mezzo del quale piantiamo la tenda di Naretti, la prima arrivata. Qualche bue comincia a vedersi, e per fortuna una cassa di provvigioni, chè eravamo dalla mattina con un po' di latte. C'è la cassa, ma la chiave la tiene l'amico Bianchi che restò alla sorveglianza del bagaglio; ma la buona stella ci fa però trovare una chiave che si adatta, e possiamo così pensare un pochino anche a ristorare le nostre forze.
      Altri buoi colla nostra tenda arrivano, ma Bianchi fedele alla consegna restò presso alcuni buoi, che esausti, non poterono superare l'erta salita. La notte si fa buja, piove, le foreste abbondano di leoni, leopardi e jene, per cui siamo assai inquieti per la sorte del nostro compagno. Vorremmo andargli incontro, ma il fanale è nella cassa, e con questo buio fitto non vogliamo arrischiare di perderci tutti quanti: si suonano le trombe, si sparano diverse fucilate, ma nessuna risposta. Finalmente da un servo sappiamo che Bianchi sta fermo con quattro o cinque altri uomini, e questo ci tranquillizza alquanto. Nello stesso altipiano sono accampate due altre piccole carovane di mercanti che vanno alla costa, per cui la notte abbiamo un bello spettacolo di tutti i fuochi che nelle varie direzioni illuminano gli accampamenti e il paesaggio circostante.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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