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      Più tardi vediamo avanzare al gran galoppo due cavalieri avvolti nell'elegante manto bianco tagliato da una gran striscia scarlatta, e seguiti da parecchi ragazzotti che correndo portano i loro fucili e i loro scudi. Sono messi del governatore che desidera una nostra visita, ma ce ne scusiamo per mancanza di tempo, abitando lui a circa tre ore, e Naretti gli invia in regalo un parasole e un pacco di candele.
      Vado al villaggio, che è tutto bruciato e solo resta qualche misero avanzo di capanne costrutte con fango e paglia, abitato da povera gente avvilita e macilenta. Sulla vetta dell'altura è la chiesa che ottengo permesso di visitare. Per una porticina si entra in un recinto circolare che serve da cimitero, e al centro sorge la chiesa rettangolare, bassa, col tetto piatto, molto rozzamente costrutta con legni e pietre: sul davanti un corpo più stretto forma quasi un peristilo murato negli intercolonnii e racchiudente una piccola camera le cui pareti dipinte con arte assai primitiva, rappresentano episodii di storia sacra, fra cui spicca la Vergine e san Giorgio. Da questo si passa nel grande ambiente diviso da grossi pilastri in tre navate, delle quali parte della centrale è chiusa da muri e riservata alle funzioni religiose; il resto pel pubblico. Qualche messale, semplici leggii in ferro, rozzi tamburi, stavano ammucchiati in un angolo. La luce non entra che dalla porta e da alcuni buchi praticati nei muri. Fuori della chiesa ad una trave sostenuta da due tronchi, pendono legate con strisce di pelle da bue tre pietre oblunghe: sono le campane, che percosse con altra pietra producono tre suoni differenti ed acuti.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Naretti Vergine Giorgio