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      Insomma non si finirebbe di enumerare gli usi cui sono destinate le pelli in questo paese, ed è sorprendente come se ne sia cavato tanto profitto.
      Venerdì 28. Si prosegue fino al fondo dell'altipiano, poi prendiamo a salire lungo la costa di una catena di alture, passandone di quando in quando alcune per poi discendere nel vallone che le separa da altre e salire a queste. I passaggi principali furono a 1550 metri il primo, a 1600 il secondo, poi a 1750 e l'ultimo a 1850. Raggiunta la vetta di questo, ci si stende ai piedi un esteso bacino di piccole alture e lievi avvallamenti, il tutto coperto da boscaglie. Discendiamo qualche poco e verso le undici troviamo i primi muli fermi e accampati sotto una acacia secolare, presso il villaggio di Derataclé, a 1800 metri. La via d'oggi è delle più faticose, perchè le salite e le discese si succedono senza tregua, e spesso il sentiero corre poco meno che verticale su pietra a nudo, e sempre ingombrato da rami, radici, pietre sporgenti, che l'attraversarlo sani e salvi è quasi miracolo, e spesso si è obbligati far deviare le mule e i buoi o levarvi il carico perchè possano passare attraverso simili ostacoli. La vegetazione è abbondante ma non grandiosa, predominando gli arbusti, le boscaglie, interrotte a quando a quando da ficus dealbata o da grosse acace che elegantemente si innalzano ad ombrello. Oltre l'ultima altura solo riappare l'ulivo selvatico, il pesco ed il fico. Abitazioni scarsissime e sempre rifugiate sulle più alte vette per non essere tormentate dai passanti e fuori d'ogni pericolo d'aggressione in tempo di guerra.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Derataclé