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      L'operazione dev'essere fatta in pubblico, a titolo d'esempio, e il condannato deve starsene al posto del supplizio fino a sera, accanto alla sua mano ed al suo piede staccati; nessuno, nemmeno della famiglia, può prestargli soccorso nella giornata. Per fermare l'emorragia, l'operatore stesso appena finito il taglio vi applica della terra asciutta o della sabbia ben fina. E ad onta di questo, moltissimi campano, e ne vedemmo di cicatrizzati meglio forse che se fossero stati operati da alcune nostre celebrità.
      Come pena, per delitti minori, vi sono anche le bastonature.
      Finita l'udienza del tribunale, che per nostra disgrazia durò tre ore, passammo nel tucul del governatore, dove fummo serviti di tecc che fece accrescere l'appetito che già ci tormentava. Rimontati in sella eravamo verso le tre di ritorno al nostro quartiere generale.
      Il nome del governatore è Ghedano Mariam, che vuol dire Figlio di Maria.
      La cattedrale di Adua è, come vedemmo, l'edificio che corona l'altura su cui sorge la città. Due cinte circolari vastissime e di raggi di una decina di metri di differenza, racchiudono il cimitero, le cui tombe non sono che semplici pietre ammucchiate, tanto da ricordare il posto della sepoltura. Al centro della seconda cinta, sopra una piattaforma rialzata da otto o dieci gradini, sorge la chiesa: il tetto conico in paglia porta al vertice una specie di sfera dorata sormontata da una croce ornata con uova di struzzo; le pareti alte circa quattro metri, di circa 26 di diametro, di forma circolare.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Ghedano Mariam Figlio Maria Adua