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      La forma di queste abitazioni, quando sono un po' grandi e belle, all'interno è una perfetta croce segnata da muri: da uno dei rami si entra, al centro è sala da conversazione dove si sta seduti su pelli o tappeti, negli altri rami sono gli angareb per la notte, ed essendo l'esterno circolare, ne restano quattro angoli destinati a ripostiglio e scuderie.
      Altra conoscenza fatta in questi giorni è quella del signor Zaccaria, cristiano cattolico, che in gioventù visse quattordici anni alla missione abissina a Roma, per cui parla perfettamente l'italiano ed ha riportate care memorie dal nostro paese.
      Furono queste due conoscenze preziose per me, perchè potendo con loro discorrere potei raggranellare una massa di importanti nozioni. Le descrizioni dell'ultima epidemia sono spaventevoli: oltre le cagioni di cui già dissi, si aggiunse quell'anno, ad accrescere la carestia, una invasione di cavallette che tutto distrasse. La popolazione era affievolita dal digiuno, quindi appena si sviluppò il tifo, trovando un terreno così preparato, estese con tanta violenza le sue radici che produsse tale spavento e scompiglio che si lasciavano i morti a putrefare nelle case o tutt'al più si mettevano fuori la porta, confidando nella pietà degli altri per la sepoltura, e quando anche questa aveva luogo, non era che un coprire il cadavere d'uno strato di pochi centimetri di terra. Nelle chiese poi, dove generalmente sono i cimiteri, si portavano i morti e si lasciavano l'uno sull'altro, talchè i preti che dovevano avervi contatto ne furono tutti vittime, tranne rarissime eccezioni.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Zaccaria Roma