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      Morì il re dello Scioa e lui colse l'occasione per usurparne il trono, e colla forza dei due regni uniti non trovò grave difficoltà a conquistare anche il Tigré.
      Teodoro, il vero tipo dell'avventuriero, pieno di ardire, di energia e dotato anche di un certo grado di intelligenza, entrò presto nelle simpatie di un popolo, che facilmente si esalta per chi mantiene la guerra e sa condurlo vittorioso alla pugna. Unite le diverse provincie del suo regno e ottenuta la pace, pensò allo sviluppo materiale e morale dei sudditi ed invitò a stabilirsi presso di lui alcuni Europei che conoscessero diverse arti e specialmente quella del fabbricar cannoni e polvere.
      Le idee erano buone ed apprezzabili in un individuo che non era mai uscito dai confini di un paese poco meno che selvaggio, ma la gloria e l'avidità della supremazia gli scaldarono presto il cervello, la sua natura rozza e l'indole in fondo forse cattiva, trovando nella sua posizione mezzo a sfogarsi, non conobbero più freno. Si diede all'ubriachezza, commise nefandità che destano ribrezzo al rammentarle. L'uccidere il prossimo era per lui la cosa più semplice, e credeva quasi averne il diritto e farsene merito. Per punire piccole mancanze od anche solo per il capriccio di un momento faceva metter fuoco ad un intiero villaggio obbligando gli abitanti a starsene chiusi nelle rispettive capanne.
      Ordinò una volta che si radunassero in una pianura per una data epoca 30,000 buoi e volle in un solo giorno vederli tutti decapitati. Si portò poi come già tutti sanno, cogli artefici europei da lui chiamati, e cogli ambasciatori inglesi inviati dal loro Governo, talchè ne nacque la guerra che gli fu fatale.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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