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      Proseguiamo per poco verso nord ove anche dopo le ultime capanne si continuano ad incontrare avanzi di obelischi più o meno rozzamente lavorati. Questo mi conferma nella mia opinione che trattasi di una necropoli o di un santuario, essendo gli obelischi maggiori, che tutti portano presso a poco le stesse incisioni, dedicati ai singoli membri della dinastia regnante, od innalzati come fari del culto e della fede. Non potrebbe quella porta che sta scolpita ai piedi di molti degli obelischi, avere allusione all'ingresso nella nuova e forse miglior vita? Vediamo tanti monumenti moderni che vorrebbero esprimere lo stesso concetto! E quelle forature nella piattaforma, non potevano servire ad accendere fuochi per tener viva la memoria del trapassato, o a ricevere offerte che gli amici e i parenti deponevano in omaggio al defunto, e che i poveri raccoglievano? Sono usi che vediamo ancora oggi praticati in alcuni paesi. E non c'è a stupire se di una città, anzi di una civiltà, non restano che poche tracce di lavori dedicati alla fede e ai morti. La stessa cosa vediamo negli avanzi di quasi tutte le città romane, nei giganti dell'antico Egitto, nei colossali templi dell'India, dove quasi nessuna traccia ne resta che ci dia idea della vita privata di quelle popolazioni che vivevano forse sotto meschine capanne o entro grotte, ma lasciarono quei ricordi davanti ai quali noi ci sentiamo pigmei, quegli edificii che per culto alla fede o per rispetto ai trapassati furono arditamente innalzati colla vita di migliaia di schiavi e colle ricchezze di intiere provincie.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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