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      Questa classe, che infine è quella che pensa alla sussistenza di tutti quanti gli Abissinesi, è ritenuta l'infima e quasi tenuta in conto di spregio, chè in paese considerano il coltivare la terra come il più basso grado di avvilimento per un uomo. E pensare che sono i soli individui, si può dire, che in Abissinia lavorano. Chi vi si adatta sono i pochi che annidano sentimenti umani nel cuore e preferiscono le affezioni della famiglia alle emozioni delle armi, e della vita errante, oppure quei disgraziati seminudi e semi-schiavi che non poterono mai giungere a procurarsi un cencio ed un'arma tanto da rendersi capaci di seguire un corpo qualunque d'esercito. Questo è la vera piaga del paese, che essendo il soldato mantenuto e godendo del beato far niente tutta la giornata, il sogno d'ogni abissinese è di diventarlo, e tutte le braccia robuste sono così tolte all'agricoltura.
      Il carattere dell'abissinese varia molto a seconda delle province e delle classi sociali. Così nel Tigré è più fiero e ardito, nell'Amara calmo e serio, nello Scioa cortese ed elevato, almeno a quanto potei giudicare da parecchi scioani venuti in Adua.
      La più alta classe sociale, sia per natura, sia per ambizione, sia perchè lo ritiene un dovere, volendo farsi credere educata con degli Europei, è generalmente affabile, ospitaliera. Il ceto medio vorrebbe esserlo, ma non può o non sa esserlo, e tutte le gentilezze, i tratti di generosità che per lo più vi usa, cerca di averli materialmente compensati ad usura.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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