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      L'assassinio è punito colla morte, che hanno diritto d'infliggere i parenti dell'assassinato, ai quali è pure riservato l'altro diritto di mercanteggiare il delitto commesso e il sangue di chi dovrebbe subire il castigo.
      Io ritengo il carattere abissinese incapace di adattarsi a qualsiasi civiltà, e lo vedemmo infatti dimenticare tutta l'antica, e restare completamente indifferente alle invasioni portoghesi e al contatto dei tanti viaggiatori europei. È come una pietra che anche lasciata dei secoli in fondo a un lago, non ne assorbirà mai goccia d'acqua. E a conferma di questa mia supposizione ho il fatto che tre Abissinesi che ho conosciuti, che vissero per degli anni in Europa o in India, ritornarono in Abissinia per diventarvi più Abissinesi di prima. Niente ispirò loro la civiltà, neppure un poco di attività e di amore alla pulizia, e quasi indifferenti restarono a tutto quello che hanno visto. Strano poi come della civiltà che ebbero, conservarono qualcosa per tradizione nel modo di reggersi, nei sentimenti e in qualche arredo sacro e d'ornamento, nulla affatto di quello che serve alla vita giornaliera. E sia che non ne sentano il bisogno, sia che si credano superiori a noi, non cercano per nulla di imparare qualcosa da chi, come devono pur vedere, sa rendersi l'esistenza un po' più piacevole. Essi vivono allo stato poco meno che selvaggio, non hanno assolutamente alcun utensile casalingo, all'infuori di alcuni vasi grossolanamente fatti in terra, nessun mobile, nessuna industria, ma conservano e fabbricano i monili d'argento dei quali il tipo è venuto dall'Arabia, alcuni utensili e ornamenti per chiesa, e fra questi i turiboli assolutamente belli e di stile bizantino.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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