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      Da ottobre a marzo, invece, che la temperatura alla costa è molto meno elevata, le nubi trovano libera la loro via nell'atmosfera e portano il loro contingente a quelle desolate contrade.
      L'attuale re è severo assai col suo popolo, e non transige sulle pene che devono infliggersi ai colpevoli, ma alieno dal trascendere ad atti brutali come la tradizione, o meglio l'uso impone, è sempre proclive a mitigare le condanne. Come esempio al popolo, i pretesi avvocati lo consigliano però spesso ad atti veramente barbari, pretendendo che l'Abissinese è tanto indifferente alla morte, e la affronta con tale coraggio e freddezza, che il condannarvelo non basta a trattenerlo dal commettere delle nefandità, e quindi per prevenirle è indispensabile commetterne altre che infiorino la condanna a morte dei più terribili tormenti.
      Citerò, ad esempio, un fatto occorso or fa qualche anno: una banda di insorti che univa le due qualità di rivolta al Governo e di brigantaggio, fu sconfitta in un incontro e fatta prigioniera: per evitare un massacro e accappararsi l'affezione con un tratto di generosità, il re perdonò e diede piena libertà al grosso della comitiva, ma ai quattro capi si tagliarono i polpacci a sottili fette, come si trattasse di giambone, finchè si arrivò all'osso, poi si lasciarono a disanguare.
      Così mi raccontava Naretti d'esser stato testimonio del seguente fatto avvenuto sulla piazza del mercato di Adua. Una donna aveva commessi delitti senza esempio e che sarebbe troppo lungo ripetere: si scavò una fossa, vi si seppellì la condannata, in posizione verticale, fino al petto, e i dettagli della freddezza con cui sopportò l'operazione, preparandosi alla tragica fine, sono cose da far rabbrividire, poi coram populo, con un grosso fucile le si diede l'ultimo colpo alla testa.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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