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      I pretesi grandi signori in Abissinia sono generalmente possidenti di vaste estensioni di terreni e di bestiame, che non essendovi in paese industria, nè gran commercio, non v'ha capitale circolante ed è ignoto l'interesse che da questo si può cavare, per cui quando realizzando i prodotti insaccano dei talleri, li impiegano aumentando le loro proprietà, oppure li sotterrano. Vengono generalmente nominati capi, non governatori però, della provincia in cui vivono, e dal re sono autorizzati alla riscossione delle imposte dei minori tenenti nella provincia stessa. Le imposte sono poca cosa, ma non mi riuscì sapere a quanto ammontino: riscosse, le depongono nelle mani del re e ne percepiscono un tanto che parmi circa il dieci per cento: se qualcuno ricusa di fare la dovuta consegna, gli si mandano dei soldati che pensano a farsi mantenere, finchè il danno arrecato sia pari alla somma dovuta, più la multa inflitta. Dai proprii coloni si usa ritirare tutti quanti i prodotti e distribuire poi il necessario al sostentamento di ogni famiglia, restando quanto avanza totalmente al proprietario. Le abitazioni di questi signori sono un po' meglio costrutte delle comuni, e nel recinto in cui stanno ne sorgono altre minori per ricoverare i servi, macinarvi il grano, prepararvi il pane, tenervi le provviste. Del resto ben poco più distinto dalla massa in fatto di comodità: il loro gran lusso è di avere molti servi armati, delle mule, qualche cavallo, degli angareb, tappeti, bottiglie in cristallo per bevervi il tecc, del quale tengono in pronto grandi vasi.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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