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      La domenica mattina per tempo ci avviamo per una salita ertissima, dove in alcuni punti si arrampica materialmente di roccia in roccia, accompagnati da un'afa soffocante e da un sole infuocato. Dopo un paio d'ore siamo al ciglio dell'altipiano, voglio dire siamo usciti dalla grande infossatura in cui scorre il Taccazè, e siamo tornati alle aure più pure di 1500 metri d'elevazione.
      Proseguiamo verso sud, in direzione della catena del Semien che ha l'aspetto di un vero caos di dirupi, castelli diroccati, aguglie, torri monche e simili. Le mule sono alquanto affaticate e quasi digiune da ieri l'altro, chè presso il fiume v'erano delle piante, ma non dell'erba, per cui, appena scorgiamo un pascolo nel quale, fra un gruppo di grandi alberi, sta una sorgente d'acqua, ci fermiamo, quantunque siano di poco passate le dieci. La località è detta Salamatu. E dietro consiglio dei servi, certo per capriccio loro più che per necessità, sostiamo qui tutto il giorno dopo, sempre a preteso beneficio delle mule. Ce la passiamo cacciando nei dintorni, dove sono gazzelle, pernici e faraone. Ci raggiunge un soldato del re che fu guida al nostro corriere, il quale, ci si dice, è per altra via andato a cercarci in Adua con un grande che S. M. mandava ad incontrarci e accompagnarci. Certo non vogliamo perdere delle giornate per aspettarlo, molto più nel dubbio che ci possa raggiungere, e quindi la mattina di martedì 6 per tempo ci rimettiamo in strada verso sud e sud-ovest, girando valli e passando alture; in generale tendiamo a scendere e ci fermiamo infatti alla una in località detta Angrè, a 1300 metri, presso il torrente Buja.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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