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      Non abbiamo guide, e nessuno cui domandar consiglio quando ci troviamo ad una biforcazione della vallata; seguitiamo quindi dove ci pare pių ragionevole dover essere la nostra direzione, ma il dubbio ci accompagna dello sbagliar strada. Passa un'ora, ne passano due e pių, il cammino si fa sempre pių cattivo e a cento doppii aumenta ad ogni passo il timore d'essere su falsa strada; la vallata ci appare chiusa e davanti ci sta un'ertissima salita che č pur forza superare, e a divagarci abbiamo parecchi incontri di grossissime scimmie. Dal colmo dell'altura si stende dietro noi un estesissimo panorama di tutto il territorio che attraversammo da Adua in qua; un vero ammasso di coni e di avvallamenti, perfettamente l'effetto di una carta geografica in rilievo. A sud la catena imponente del Semien che si protende verso ovest, dove ci sta dinanzi la parete quasi verticale del monte di Wogara che dovremo oltrepassare, e del quale ci fecero pitture cosė nere, dicendolo tanto erto che le mule cariche non lo possono salire, ed č forza farvi trasportare il bagaglio a dorso d'uomo. Discendiamo di pochi metri in un altipiano in gran parte coltivato, sparso di acacie e di enormi gruppi di gelsomini affratellati alle rose, e in fondo al quale sorge un'altura la cui vetta č coronata da piante e sul cui versante, a diversi gruppi č sparso un villaggio. Lė presso č piantata la nostra tenda che vediamo con somma gioia, perchč il sole volge al tramonto, e sempre abbiamo compagna l'ansia dell'esser fuori strada.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Adua Semien Wogara