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      Proseguiamo poi per un sentiero che sale fra boschi in cui predominano mirti, tuie, piante dalle foglie della magnolia, ma più scura e meno lucida, rose, gelsomini e molti arrampicanti. Il sentiero è molto erto ancora, e ci porta alla vetta a 2950 metri, da dove si stende dietro noi l'esteso ed originale, ma monotono panorama delle montagne che veniamo d'attraversare dal Taccazè in poi; alla nostra sinistra sempre l'irta catena del Semien di cui calpestiamo uno sprone, e rimpetto a questo, l'infinito orizzonte che va a confondersi con una miriade di alture che si succedono decrescendo verso le pianure del Sudan; avanti a noi una distesa di colli verdeggianti, gruppi d'alberi e tratti completamente bianchi per le masse di fiori simili a gigli che vi stanno sparsi. Siamo in provincia di Wogara e alle due piantiamo le tende rimpetto al villaggio di Dewark. Il capo ci fa sapere che, ammalato, non può visitarci, ma spera vederci; andiamo a trovarlo nel suo affumicato tucul dove sta accovacciato accanto al fuoco con un braccio fasciato perchè fracassato da una palla ricevuta or fa un anno nello Scioa; e così se ne sta inerte e soffrente da tanto tempo.
      Fu cordialissimo, ci trattò di tecc, volle regalarci un montone e del miele e chiese qualche medicamento.
      Stanche le mule di questa giornata campale, siamo consigliati di fare il giorno appresso una tappa piuttosto corta. L'aspetto della campagna è molto cambiato dai giorni scorsi, e qui abbiamo lunga distesa di terreni ondulati, solcati di quando in quando da fenditure in cui scorre un po' d'acqua; verdeggiante il suolo, e sparso di grosse macchie di acacie dal fiore bianco; aspetto bello, grandioso, vero parco popolato da piccoli villaggi sulle creste delle alture e da molto bestiame pascolante.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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