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      Il capo del villaggio è cordialissimo e ci manda ogni ben di Dio.
      Martedì 3. Restiamo qui per la caccia all'ippopotamo cui prende parte Ferrari: io non lo posso pel mio dito che va di male in peggio: non un istante di riposo nella notte. Con un rasoio prestatomi dai servi tento ancora di farmi da chirurgo, ma di poco riesco ad approfondire il taglio già fatto. Nella notte abbiamo per due volte invasione di grosse formiche nella tenda, che ci obbligano di trasportarla; mi sento sfinito dalla stanchezza, provo necessità assoluta del riposo, sento la sofferenza del bisogno di sonno, mi par di perdere la ragione, gli occhi vorrebbero chiudersi, ma gli spasimi superano tutto e assolutamente m'è proibito ogni riposo. Ora poi si aggiunge anche questo trambusto. La mattina giunge, e davvero non avrei creduto di poter sopportare tante sì terribili pene.
      Mercoledì 4. Per un quarto d'ora ci andiamo innalzando per poi scendere in una vastissima pianura poco più elevata del lago, che tutta attraversiamo: durante la discesa seguiamo coll'occhio il corso del Nilo che dal lato sud-ovest, in fondo alla pianura, va serpeggiando fiancheggiato da due strisce di folta verdura, frutto delle terre che egli lambe e fertilizza.
      Appena abbiamo messa la tenda, siamo raggiunti dal fratello del capo del villaggio di ieri, che giunge seguito da gran corteo di servi ed armati: è tanto cordiale con noi, che subito sospettiamo, abituati come ormai siamo che in questo paese c'è ben poca cordialità e spontaneità, e se qualcuno ne mostra è per raggiungere altro fine che si è prefisso.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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