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      Poco dopo infatti ci fa chiedere delle munizioni.
      Continuiamo il giovedì 5 col solito alternarsi di pianure e di alture; attraversiamo diversi corsi d'acqua che vanno a portare il loro obolo a papà Nilo; saliamo un'erta collina, e ridiscesi dall'altro versante ci troviamo al ponte che i Portoghesi costrussero per unire il Goggiam all'Amara, e che oggi potrebbe essere scuola ed invece è onta a questo popolo.
      La posizione è delle più tetre che si possano immaginare. Giace questo testimonio dell'antico potere incassato fra alture dai profili quasi orizzontali, sulle quali la vegetazione cessa a metà dell'altezza per dar luogo a pareti di rocce nude e nerastre, in fondo alle quali il fiume scorre accompagnato da un monotono rumoreggiare, che unito al cielo bigio e all'atmosfera cupa del momento per minaccia di temporale, aveva del sepolcrale. Il ponte poggia su roccie di diversa altezza: l'arco maggiore sovrasta la maggiore profondità, quindi sempre vi scorre acqua: i secondarii servono nei casi di grandi piene. Dal lato dell'Amara è l'abitazione di un guardiano che non ne permette il passaggio a chi non è munito di speciale permesso del re. Non volle lasciarci piantare la tenda, per cui ripassammo l'ultima altura per andarci ad accampare ad un paio d'ore di distanza.
     
      [vedi figura]
     
      Il venerdì restiamo qui fermi, e Ferrari in un giro di caccia trova ad ammirare una stupenda cascata del Nilo poco superiormente al ponte. Io non mi sento la forza d'andarvi, e tento invece un rimedio preparatomi da un soldato con radici essicate e polverizzate, quindi impastate con burro.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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