Pagina (229/284)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Attraversiamo così un'altura che determina la vallata in cui dormimmo la prima notte di questa escursione, e ridiscesi per poco dal versante opposto, ci troviamo presso la chiesa del Salvatore. Ai piedi del colle sul quale si trova, stanno parecchi avanzi di edificii che sentono della mano civile, e sono infatti i resti delle abitazioni e officine degli Europei chiamati da Teodoro a portare la civiltà in paese. Da qui per la strada già percorsa siamo in poco più di un'ora a Debra-Tabor, dove il bravo signor Giacomo Naretti e gli altri compagni mi spaventano col loro spavento nel vedere la mia mano, e subito s'accingono ad applicarmi i rimedii necessari.
      Giovedì 12. Andiamo dal re per augurargli il buon giorno, frase sacramentale in Abissinia, dargli rapporto della nostra escursione e ringraziarlo delle guide forniteci, ma lo incontriamo che esce per tenere pubblico tribunale. Sulla piattaforma avanti la porta d'ingresso è improvvisata come una gradinata con quattro o cinque angareb di diversa altezza, tutti coperti con stoffe e tappeti: S. M. è accovacciato sul più alto, ai suoi fianchi stanno in piedi i più fidi della corte, dietro lui qualche soldato custodisce una bandiera regalata un tempo dalla regina d'Inghilterra. Sul davanti la collina scende fino alla piazza del mercato dove stanno migliaia di curiosi, e in prima linea tutti i giudicandi che avanzano man mano che i pretesi uscieri li chiamano. Si fanno salire sul versante dell'altura fino ad una ventina di metri dal palco reale, e qui trovano i loro avvocati elegantemente vestiti con camice rosse, depongono a terra alcuni vasi che portavano, espongono la loro querela.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Salvatore Europei Teodoro Debra-Tabor Giacomo Naretti Abissinia Inghilterra