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      Per quanto instare si faccia, mostrando che una giornata per noi è preziosa e può avere grandi conseguenze, non ci è dato liberarcene e ci è forza rassegnarci a restare. Passiamo la giornata visitando l'accampamento che in piccolo è una ripetizione di quello di Debra-Tabor, e ricevendo visite da diversi capi e ufficiali che fingono dolersi del fatto accadutoci. La sera siamo invitati dal capo. Pronti ad una ripetizione del ricevimento di ieri, lo troviamo invece nella stessa gran capanna, ma steso su alcuni tappeti, avanti un gran fuoco, circondato dai soliti grandi che per turno si rubavano l'alto onore di accarezzargli piedi e gambe, leggermente ubbriaco di tecc che ci fa servire in abbondanza, non trascurando di continuare anche da parte sua a vuotarne delle intere bottiglie. Ci rivolse mille domande sul nostro paese e sui nostri usi e costumi, ma il discorso volse specialmente sulla poco cordiale accoglienza fattaci al nostro arrivo, e disse che noi potevamo essere paragonati a Gesù Cristo, e lui al diavolo, che era stato ben cattivo, che si riconosceva per un vero bue, e così trascese ad appropriarsi tanti e tali epiteti che, per quanto si riconoscesse peccatore e lo confessasse, mostravano certo in lui maggiore mancanza di dignità che vero buon cuore e schietto rimorso.
      Mercoledì 25. Alle nove lasciamo questa poco simpatica residenza, e volgiamo a nord-est, attraversando continuamente pianure coltivate, alternate a colline, coperte da folta vegetazione; paesaggio in complesso bello e grandioso.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Debra-Tabor Gesù Cristo