Pagina (248/284)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La stanchezza e l'appetito rendono però soffice qualunque giaciglio e gustoso qualunque cosa sia materialmente mangiabile; la necessità fa trovare superflua la maggior parte delle cose che si ritengono necessarie, e si capisce allora quanto di inutile abbiamo nelle nostre abitudini, e quante pene e quante noje ci procuriamo per soddisfarle.
      La domenica 29 siamo svegliati dal grido di el matera, el matera, cavaga, la pioggia, signori, che i nostri servi ci fanno intendere, sapendo quanto ci stesse a cuore questa brutta compagna, perchè nojosa nel viaggio e più che per questo, perchè gonfiando il Taccazè potrebbe tagliarci la via al ritorno. Una fitta pioggia aveva infatti durato tutta la notte e ancora continuava, ma bisogna prendersela con disinvoltura, sellare le mule e come splendesse il più limpido sole, mettersi in cammino. Ci avviciniamo alla gran catena del Semien, e diamo scalata ad un'altura ertissima dove il terreno bagnato rende il salirvi doppiamente faticoso e per noi e per le mule. Il cammino continua poi molto accidentato in continue discese e salite; per lungo tratto corre anzi su di una via dove la mano dell'uomo rese possibile il percorrere il versante di un enorme vallone, da dove durante qualche lucido intervallo in cui il vento ci libera per pochi istanti dalle moleste compagne, la pioggia e le nebbie, si intravedono valli scoscese e pareti rocciose di monti a profili orizzontali, interrotti da guglie. Siamo in una regione veramente alpestre, dove un vero sistema costituito, per così dire, di catene montuose surroga quel caos di natura sconvolta che percorremmo nell'andata, più al basso parallelamente a questa altezza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Taccazè Semien