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      Sono piuttosto poveri, ma cordiali ed abbiamo certo a lodarci di loro meglio che di tutti gli altri abitanti d'Abissinia. L'elevazione non permette vegetazione alcuna e solo vi allignano pascoli, per cui nemmeno pel fuoco si può aver legna, e per l'uso degli abitanti essicano nell'estate lo sterco vaccino, e lo conservano come combustibile. Questo non dà fiamma, poca bragia e lascio pensare quale fumo puzzolente, e per noi che si arriva la sera inzuppati d'acqua fino alle ossa, non è certo di gran risorsa. Pure, così come siamo ci si sdraja per terra, e con una pelle da bue per tutto letto, e poco meno che nel fango, si aspetta la mattina: si riposa benissimo e la nostra stella ci preserva da qualunque male.
      1.° Luglio. Si sale sempre percorrendo i pascoli stesi su una striscia di piano inclinato che forma quasi gradino fra due pareti verticali di roccia. Sono sparse masse di piante simili ad yuka, dalla foglia più larga e grigiastra. Il tempo è un po' migliore, chè il vento ritiene di quando in quando la pioggia e siamo invece accompagnati da un freddo intenso. Giunti a 3950 metri ci si presenta una precipitosa discesa che è forza percorrere a piedi: bisogna alle volte lasciarsi sdrucciolare su nuda roccia bagnata, dove è miracolo che le mule possano reggersi. Raggiunto il fondo della valle seguiamo il torrente impetuoso che replicatamente attraversiamo. La vegetazione è foltissima e rivediamo, man mano si va scendendo, tutte le varietà di piante che allignano alle diverse altezze e che già ci furono compagne; fra queste abbondano gli esemplari del cusso e stupendi lauri.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Abissinia Luglio