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      È tale l'intreccio dei rami, che si cammina in una vera galleria di verde ed è impossibile stare a cavallo, che anzi spesso siamo obbligati di sollevare tronchi che sporgono orizzontalmente per lasciarvi passare i nostri quadrupedi. Questi sono sfiniti dalla fatica e dal digiuno; non hanno tempo a pascolare il giorno e non lo possono la notte, chè piove e l'erba è troppo inzuppata d'acqua, per cui appena possono reggere con biade e orzo che cerchiamo procurar loro quando se ne trova. Due già li lasciammo sfiniti per la strada ed un terzo comincia ora a mostrarsi impotente a proseguire; ad ogni passo cade. La notte arriva, un acquazzone indiavolato ci sorprende; siamo in un fitto bosco e senza sapere a quale distanza sia il primo villaggio. Nessun mezzo serve più a ravvivare almeno momentaneamente ed apparentemente le forze della mula, quindi la lasciamo a farsi finire dalle jene nella notte, diamo a portare ai servi parte del carico e parte lo lasciamo pel primo che avrà la fortuna di trovarselo, e a notte fatta raggiungiamo alcune capanne a 2600 metri. Di mangiare già non se ne parla, e basta qualche po' di farina, del pane acido del paese e del berberia per far tacere le esigenze dello stomaco. È fortuna rara quando si arriva a trovare una capra, e si ha il tempo di ammazzarla ed abbruciarne un po' le carni per divorarle, come fossimo diventati anche noi abissinesi.
      Il due luglio continuiamo a discendere la lunghissima vallata; grandiosissimo il panorama che si svolge alle nostre spalle, delle montagne che veniamo d'attraversare e che hanno tutta l'apparenza d'inacessibili.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284