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      Legata ogni cassa ad un lungo bastone, due nativi che tenevano questo alle estremità, nuotando le trascinarono nell'acqua, per modo che tutte se ne riempirono e la roba nostra ci arriva tanto bagnata e sudicia da far pietà: in parte anzi completamente rovinata, tanto da doversi abbandonare. Due mule morirono per strada e le altre ci arrivano in uno stato miserando per piaghe e magrezza, talchè siamo costretti a subito procurarcene altre per proseguire il viaggio. Accompagnati come siamo da una guida del re, avremmo diritto a pretendere che di villaggio in villaggio ci si trasporti il nostro bagaglio a spalle d'uomini, ma questo sistema offre molti inconvenienti, primo dei quali una massa di perditempo.
      Ad ogni paese c'è a questionare e ad aspettare delle ore e dei giorni prima che si trovino portatori sufficienti; poi bisogna continuamente andare a zig-zag, chè i contadini, se fuori strada v'è un villaggio più vicino che non il primo sulla via, non risparmiano(11) di allungare il cammino vostro se possono accorciare il loro. È sempre meglio quindi di emanciparsi da questa schiavitù.
      In Adua non troviamo alcun che di nuovo, tranne i dintorni resi più verdeggianti dalle continue piogge. Per non rifare la strada fatta decidiamo prendere la via di Gura, così potremo visitarvi il campo di battaglia ed incontrarvi ras Alula che col suo esercito marcia a quella volta per tentare, a quanto si dice, un colpo di mano sulla costa, mentre ras Woldi Michael" andrebbe ad occupare i Bogos.
      Un corriere arriva dal campo reale e ci porta notizie della triste impressione avuta da Naretti per l'avventura toccataci da ras Area.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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