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      Dalla produzione del grano poi, l'agricoltura potrebbe estendersi ad altri rami che porterebbero benessere nel paese ed utilità coll'esportazione.
      Altra fonte di ricchezza per l'Abissinia sarebbe il bestiame, sia pei latticinii, sia per le carni che si potrebbero conservare, sia fors'anche per l'esportazione diretta del bestiame stesso, ma questo porta già una certa complicazione, e sarebbe quindi da attuarsi in seguito. Io sono convinto che collo sviluppare commercio e agricoltura tutt'affatto semplicemente come accennai, in pochi anni l'Abissinia può farsi ricca e fiorente e prepararsi il terreno a degnamente ricevere i primi pionieri della civiltà. Ma questo deve fare da sè e senza che nessuno cerchi di imporvisi. Se metterete l'Abissinese in condizioni da gustare qualche frutto della civilizzazione e da trovarla quasi necessaria alla sua esistenza, e finanziariamente lo porrete in condizione da potersela procurare, forse vi asseconderà; ma se volete imporviglisi o costringerlo al più piccolo sacrificio, resterà sempre qual'è, cioè presuntuoso e indifferente alla civilizzazione, e quindi oppositore costante di chi cerca di portarvela.
      Così il commercio di esportazione, a mio credere, sarebbe almeno prematuro il tentare di esercitarvelo ora gli Europei. Per volerlo sperimentare bisognerebbe fare le cose piuttosto in grande, e questo raddoppierebbe ancora le difficoltà. Innanzi tutto sui mercati si pretende sempre un prezzo assai più elevato dal compratore bianco, perchè si suppone che questi abbia sempre grosse somme disponibili, e che colle merci che acquista faccia poi favolosi guadagni.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





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