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      Per questo all'avvicinarsi delle truppe, tutti i contadini colle loro famiglie, le loro scorte ed il bestiame si ritirano nelle montagne e vi stanno nascosti, per cui troviamo tutti i villaggi spopolati e deserti, le abitazioni completamente vuote, e anche i nostri stomachi risentono di questa mancanza di abitanti, troppo giustificata, del resto, per non trovarla perfettamente giusta, malgrado le privazioni che ci apporta. Con una piccola provvista di farina e miele, noi ce la passiamo ancora discretamente, ma pei poveri servi manca letteralmente di che far tacere le domande dello stomaco, e sono ammirabili come sopportano il digiuno, lavorando sempre e lamentandosi mai.
      Il 17 partiamo prima di giorno, percorrendo un altipiano sparso di immensi massi prismatici di roccia nuda rossastra. Curiose sono le abitazioni tutte appoggiate al versante delle alture, in pietra, rettangolari, lunghe, basse, con una specie di porticato sul davanti, il tetto piatto, in terra, talchè spesso vi stanno pascolando le pecore. Tutta la strada è continuamente ingombra dal seguito di ras Alula, del quale verso l'una raggiungiamo il campo, che occupa uno spazio estesissimo, al centro del quale, su un'altura, sorgono le tonde del capo.
      Ci riceve assai cordialmente, ci fa piantare una tenda e subito ci regala di una vacca, pane, tecc, birra.
      Qual baraonda sia un corpo d'esercito abissinese in marcia, è impossibile dire e figurarsi. La minor parte sono quelli che si possono chiamare soldati, i veri combattenti; del resto vecchi, donne, ragazzi, che nel maggior disordine seguono le tracce del capo che marciando pel primo indica la strada.


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Abissinia
Giornale di un viaggio
di Giuseppe Vigoni
Editore Hoepli Milano
1881 pagine 284

   





Alula