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      E come andar ciò? Egli è possibile tal cosa pratticarsi dagli uomini, cioè che a un vivente si facci l'orazione funebre e allo stesso vivente ancor di sua mano farla a se stesso, mettendo avanti le proprie sue doti d'animo? Sembra all'istante ardita la causa, stravolta del pari, e da guasta fantasia prodotta. E pur questo è vero, e tanto si ha nel presente mortual panegirico, e lo so benissimo che laus in ore proprio vilescit, e so anco l'avviso d'Ovidio, quando cantò nelle sue Metamorfosi, lib. 3, v. 132, appo me, t. 2°, f. 96:
     
      Expectanda dies homini dicique beatusante obitum nemo supremaque funera debet.
     
      Pur tuttavia, non è quest'affare che all'impiedi condannar debbesi. Ha delle sue eccezioni. Tiene capo di bastante difesa la stranizzata azzione, e 'l di le assonto in qualche maniera va a qualificarsi. Eccone dunque la occasione che frapposesi a meditarne l'impresa.
      Eravi meco mostrandosi il dotto buon patriotto canonico Tommaso Angelini della donazione da me pensata fare post funera di tutti i miei parti letterarij editi e non editi alla Biblioteca nostra senatoria in servigio della Patria e de' scienziati miei concittadini. Egli, come custode della medesima studiosa Casa e primario insieme istitutore, per onorarmi si lasciò uscir di bocca di volermi comporre una loda accademica e farla cantare, presente anche a me, in una adunanza letteraria, secondo dagli accademici del Buongusto una volta fu fatto col fu abbate Arcangelo Leanti, in contingenza d'essere stato salutato in Regno col titolo e posto di regio istoriografo.


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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144

   





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