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      Trova viva la virtù in esse alme nobili parte di quella fiamma che per fasti di gloria brugiò un dì ne' petti de' lor maggiori, e, come tale, lusingasi di proseguire ella lungamente l'esercizio, anzi vieppiù vivificarvisi, trovare in quelle sempre più assidue l'adorabil suo culto.
      Se ciò sia vero ce l'insegna l'esperienza appo la storia di tutti i tempi, cioè che nel teatro di questa terra han fatto alta comparsa d'uomini grandi in maggior numero e più eccelso grado le persone nate di nobil stirpe che quelle sortite d'ordinarij legni. Un di costoro di tali grandi uomini in tanto fu Francesco Maria d'Emanuele, conte marchese di Villabianca, signore del castello di Mazara, del suol sicano pregio ed ornamento, e particolarmente del nostro panormeo, che su quelli sta principe, da voi troppo, troppo conosciuto, o signori, magnati, patrizij e nobili, con qui presente quanta altra siete onesta gente, giacchè familiare sempre meco voi l'aveste con piacevolezza, decoro ed umiltà di trattare, signori, dico, che vi degnate ascoltarmi su questo pergamo e al mio dir fate cerchio d'onore.
      Egli fu grande pe' suoi natali e fu grande per la sua virtù. Son poche ore che si è partito da noi e a tutti i suoi simili ei disse addio, e però la sua perdita compianger deesi universalmente dai cittadini e dagli indigeni ancora per sì fatte singolari qualità che 'l coronarono. Ed è pur dovere che le sue virtù e i rilevanti servigij fatti alla Patria, come appresso noveremo, si commendino incessantemente in questo e in altro luogo, e come gesta di buon glorioso si tramandino alla posterità della gloria, perchè i buoni se ne compiacciano e se ne propongano l'esemplare e gl'invidiosi se ne attristino ed a fremer se ne passino.


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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144

   





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