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      TERZO PUNTO
     
      Vir magnus in Patria et sapientia sua
     
      Pel servigio della Patria finalmente, che al terzo capo di questa orazione dolente viene a competere, professandosi virtù da questo cavaliere, che veramente fu grande in patria, mi si presenta materia tanto da dire, che, se fil filo volessi a voi ascoltanti farne l'arringa, stancherei di sicuro la vostra sofferenza e giammai per questa volta ne toccherei la metà. Bisogna quindi accorciare questa parte per quanto ci permette il tempo e toccar di volo le cose precipue che al nostro chiarissimo conte marchese Emmanuele si appartengono.
      Servì egli primieramente il Paese e la Corona coi regij posti e uffizij varij di magistrature, sempre con lodi e sommo decoro di sua presenza. E a questi onori lo portò per mano la virtù, che, nel di lui petto albergando, del suo fare al sommo si compiaceva, essendo di lei proprietà il dar strada a' suoi allievi di grand'uomini nella gloria, giusta il dir di Bernardo santo: Virtus gradus ad gloriam, virtus mater gloriae est, sola est cui gloria jure debetur et sicure impenditur.
      Servì il sovrano colle cariche di commissario generale in Partinico sul 1775 per gli affari assai interessanti di sanità, di amplissima potestà investito e col vices et voces principis, di protonotajo interino della Camera reginale di Siracusa sul 1766, di deputato indi perpetuo della Vicaria fin dal dì 6 marzo 1757, console priore del commercio appo il Supremo Magistrato nel 1779, di deputato governatore dell'Albergo generale de' poveri per due volte per gli anni 1761 e 1762, e di senator di Palermo finalmente per pari fiate negli anni 1775 e 1776, e negli anni appunto, è ben dire, se ne indossò la toga in che la carica di senatore fu instituita magnatizia tra il ceto nobile, in seguito de' novelli procedimenti che dal sovrano si diedero pello bene della città, a causa de' noti tumulti seguiti in essa nell'anno 1773. Pe' quali tumulti, a curarne il sussiego e farlo più stabile, sette eccelsi patrizij di conosciuta probità e talento prescelti vennero ed in consiglio molto autorevoli imponenti al popolo, che la sede senatoria allora formarono colla persona insieme del nostro defonto, circostanza questa che rese più accetta e decorosa la sua persona.


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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144

   





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