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      Lascio a Santa Maria che alla dolentemoglie si renda il suo, che la corrente
      dote alla figlie ed al mio figlio il resto.
     
      S'apran de' Cappuccini a me le porte;
      vestito di lor sacco e senza onori,
      solo chiedo suffragio alla mia morte.
     
      Il Senatore e Monsignor Ginori,
      Carlo il fratello e Sandra mia consortelascio della mia mente esecutori.
     
      Date finalmente queste note letterarie, che dan qualche pregio al mio dire testamentario del presente Opuscolo, non mi resta di dire altro su tanto affare, caro Lettore, che ufficiarti in felicità e lasciarti in Dio.
     
      Morir credea quando sul letto scrissesuo testamento Villabianca il grande,
      nato ei alla gloria: e a lui che a gloria vissela Dea alla gloria anni novel li spande.
     
     
      IN MANUS TUAS, DOMINE, EGO NUNC QUO TESTOR ET PRO TUNC QUO MORIOR COMMENDO SPIRITUM MEUM
     
      In nome della divinissima Triade, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, e della immacolata Maria Vergine e Madre, ed ora e poi sempre dia lode a Dio la bocca mia.
      Considerando io, Francesco Maria Emanuele, conte marchese di Villabianca, che spiritus meus attenuabitur, dies mei breviabuntur et solum mihi superest sepulchrum, secondo il santo Giobbe, cap. 17, v. 1, essendo all'uomo dovere il morire sempre, mentre linquenda est tellus, secondo anche i gentili scrittori in Orazio, lib. 2, ode 14, et domus et placens uxor neque harum quas colis arborum te praetor invisas cupressus ulla brevem Dominum sequetur, quanti pochi in appresso saranno gli anni che mi avanzano su li correnti di grazia da me menati d'anni 77, e quanto incerta ella sia l'ora della morte ed ignota qual siane la cognizione del male e l'ansamento o sia agonia che sarà per toccarmi in quel punto dell'ultimi respiri col quasi certo pericolo di non esser capace di dar ragione di fatti miei, disponere delle mie cose terrene e molto più delle spirituali che riguardano l'anima; e però mentre la divina misericordia mi sta concedendo stato di trovarmi sano già, grazie al Cielo, di corpo e mente, voglio far testamento per non morire intestato, locchè è d'ingiuria al culto uomo, e che per esso, previa sempre la revoca e cancellazione di qualunque siasi altro testamento che per l'avanti mi trovo avere io condito per l'atti di publico notaro come se mai fosse stato fatto, e a cui solo dee darsi retta come ad ultimo testamento, far palese e dichiarare la mia volontà e sentimenti a tutti, e più d'ogn'altro a chi conviene ascoltarli per la parte d'interesse che va a toccargli su i beni della lasciatavi mia eredità.


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Autoapologia
La mia vita le mie virtù le mie opere
di Francesco Maria Emanuele e Gaetani (marchese di Villabianca)
pagine 144

   





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